martedì 3 marzo 2009

il signor pacco da recapitare

Non avrai altro Dio all'infuori di me,
spesso mi ha fatto pensare:
genti diverse venute dall'est
dicevan che in fondo era uguale.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.
Il blog dorme…Cecilia no (in tutti i sensi).
A parte odiosi e costosi disguidi tecnici che hanno fatto sì che il mio adorato Acer fosse fuori uso per 2 settimane (e il mio maialino salvadanaio notevolmente più leggero), non ho potuto aggiornare il blog perché spesso al centro e quasi sempre in viaggio (Lussemburgo…Amsterdam…Londra…e ben presto Portogallo, ma questo è già un altro capitolo…).
Al centro c’è profumo di primavera e di cambiamenti: famiglie che partono e famiglie che arrivano, ricordi che si sovrappongono a nuovi incontri. E sto constatando che la primavera esiste per davvero persino nel piovoso Belgio: le giornate si allungano e la pelle comincia a profumare di miele, come in Italia.
Il mese di febbraio è stato consacrato all’organizzazione del Battle (una sfida di hip-hop/break dance in cui due equipe si scontrano ballando e una giuria decreta il vincitore finchè non ne resta che uno): il centro ha formato un gruppo di ballerini che si sono esibiti per una dimostrazione di danza e un gruppo di ragazzi ha aiutato a montare e smontare le gradinate e i vari palchi dell’evento…insomma, una cosa seria!
Anche piccola Tze c’era: ho attaccato dei volantini a dei muri (in quei giorni ho realizzato che forse avrei fatto meglio a iscirvermi agli scout quando ero piccola perché ho potuto constatare con immensa delusione che il mio senso pratico tende allo zero…con picchi verso giganumeri con un meno davanti…piegare una tenda ed inserirla in un sacco apposito si è rivelato più difficile del previsto…uffa). Ma moralmente ero estremamente presente…soprattutto in fatto di ammirazione del maestro di break alto, rasta, stupendo…ehm…bravissimo, volevo dire, dei ragazzi del centro…ammirazione professionale, s’intende…
La settimana scorsa si è liberato un posto per uomo solo e un centro di una città limitrofa ha inviato un uomo: dopo che i sorveglianti del centro lo hanno accompagnato in macchina fino a Rixensart (nota: 45 minuti di tragitto) alla domanda: come si chiama? Non hanno saputo rispondore. Ciò significa aver passato quasi un’ora in 3 m2 con un’altra persona senza essersi scambiati nemmeno una singola parola. Ora, se io sto per più di 5 minuti da sola nella mia stanza (che più o meno è anche 3 m2 ) io inizio a parlare anche con le mie piante grasse o impazzisco! Uomini come numeri…uomini come pacchi da recapitare…
In Angola si dice che chi ha i capelli bianchi è saggio…io sto diventando molto saggia. La mia capigliatura sale e pepe sconvolge le donne Rom del centro, le quali tingono i capelli anche alle bimbe di 1 anno: mi hanno detto che se continuo a lasciarmi andare in questo modo non troverò mai un marito, soprattutto alla mia età (22!?!?). Gli uomini africani del centro, invece, non sono sconvolti dai fili bianchi tra i miei capelli, bensì dal fatto che non ho ancora un marito e, di conseguenza, dei figli. Sono anche abbastanza perplessi circa il fatto che io vada a correre per tenermi in forma: la donna deve essere tonda, se no non è donna. Loro sì che sanno come far aumentare l’autostima!
Ora devo concludere, un po’ come nei temi a scuola quando nonresta che un quarto d’ora per consegnare…ma in questo caso un quarto d’ora corrisponde al livello di autonomia delle mie batterie umane.
Ah, la citazione è di DeAndré…e quanto ha ragione!

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