Vivo in un quartiere borderline dove si incrociano immigrazione turca e maghrebina musulmana e prostituzione legalizzata.
Lo attraverso guardando il marciapiede, senza alzare lo sguardo.
Se non guardassi per terra, rischierei di inciampare nei troppi chili di immodizia accatastati sul marciapiede.
Se non guardassi per terra, vedrei i corpi semi-nudi delle ragazze africane che aspettano i loro clienti, adagiate languidamente su una poltrona ricoperta da asciugamani sporchi, di fronte ad una vetrina che dà sulla strada.
Sulla stessa strada giocano bambini zingari scalzi e soli, giocano in mezzo alla strada, in mezzo alle gambe delle persone. Giocano a calcio o girano in bicicletta fermandosi ogni pochi metri al passaggio dei passanti o dei clienti delle prostitute. Giocano di fronte alle vetrine come se giocassero in un parco.
Se non guardassi per terra, incrocerei lo sguardo concupiscente degli uomini che cazzeggiano ridosso ai muri (in Algeria si dice che hanno un lavoro: impediscono ai muri di cadere), che quando passo mi dicono "bonjour mademoiselle, ça va?" e che, se non mi giro, mi gridano "putain". Non alzo mai lo sguardo, per paura che percepiscano una minima nota di consenso alla loro avance volgare e grezza.
A volte mi sento persino responsabile dell'attenzione esagerata che ricevo! Perchè non comincio a coprirmi il capo con un hijab? Perchè indosso una gonna? Guarda, Cecilia, le tue vicine di casa sono tutte ben protette da lunghi burka e non mostrano le caviglie, e men che meno le ginocchia!
Spaesamento.
mercoledì 3 giugno 2009
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